Le Grotte di Pertosa-Auletta nella storia

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Il primo “turista”: Leandro Alberti

Nella storia le Grotte di Pertosa-Auletta e l’abitato di Pertosa sono state descritte più volte da viaggiatori e studiosi che hanno attraversato il Vallo di Diano. La prima descrizione, quella più antica, risale al 1526 ed è opera del teologo Leandro Alberti, che percorse tutta l’Italia annotando nel suo libro ciò che vedeva.

Passato la Pola, comincia la valle di Diano. Vero è, che fra l’Auletta, et detta valle di Diano (ch’è oltre l’Auletta due miglia) vi è a man destra della via una Spelonca dalla natura fatta sotto l’alto, et sassoso monte 30 piedi alta, et 50 larga, nel cui mezzo vi è uno scoglio, sopra il quale è un altare posto all’Arcangelo S. Michele consacrato, ove alcuna volta se gli dice Messa. Da ogni lato di detto altare veggonsi le chiare acque correre, tal che vi pare intorno un lago. Quivi sentesi un gran rimbombo fatto dall’acqua nell’entrata, che fa nel prefato Laghetto, impingendo ne’ sassi. Casca poscia essa acqua per la bocca della spelonca, et strabocchevolmente scendendo per li sassi, cagiona grandissimo strepito, insino che ella è giunta nella molto cupa valle, avenga ch’è picciola. Et quivi principia il fiume Negro molto grande per tanta abbondanza d’acqua. Ritrovandomi quivi sì come curioso, volsi intendere il principio, et origine di tanta abbondanza d’acqua, che esce da detta Spelonca, da gli habitatori del paese, da i quali mi fu accertato quella derivare da un picciolo Lago, che si ritrova nel principio della valle di Diano, di quindi poco più di due miglia discosto, o poco meno, che per un sotterraneo cuniculo quivi passa.” (“Descrittione di tutta l’Italia”, Leandro Alberti, 1546).

I biografi del Regno di Napoli

Qualche secolo dopo è Lorenzo Giustiniani, erudito e biografo del Regno di Napoli, a stilare una precisa descrizione di Pertosa. “Pertosa, in Principato Citeriore, in diocesi dei Benedettini della Cava, distante da Salerno miglia 38 in circa, è un paese diviso in tre piccioli casali, abitati da circa 700 individui. Il luogo è di mal’aria, ma abbondante di olivi. E’ celebre la voragine, ove profonda il Tanagro: e che dopo il corso di due miglia con istraordinario rumore sbocca da una grotta, che dicesi appunto la Pertosa, dell’altezza di palmi 50 e 30 di larghezza giusta la misura che ne prese l’Alberti. Vi si vede un’edicola all’Arcangelo S. Michele intitolata, e che forse fecero i Cristiani apporla all’antica usanza di ergere delle are a’ fiumi stessi […] (“Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli di Lorenzo Giustiniani a Sua Maestà Ferdinando IV re delle Due Sicilie”, Napoli 1804).

Anche Giuseppe Maria Alfano, incisore, dedica nel 1823 a Pertosa e alle Grotte alcune righe della sua opera.

“Pertosa, casale sulla strada regia che conduce alle Calabrie, d’aria mala, Diocesi della Trinità della Cava, feudo di Parisani. Produce grani, granidindia, legumi, frutti, vini, oli. Vi è una grotta alta più di 50 palmi e larga 30, ove il fiume Tanagro detto il Nero entra nella valle di Diano vicino la Polla; profonda in una voragine, e dopo il sotterraneo corso di poco più di due miglia, sbocca con gran rumore in questa grotta, in cui si vede un Altare di S. Michele. Fa di popolazione 750.”(“Istorica descrizione del Regno di Napoli”, G. M. Alfano Napoli 1823)

Le esplorazioni scientifiche

Il 1800 vede anche il viaggio di tre botanici nei territori del Vallo, che raccontano così la loro esperienza.

Da Auletta dirigendoci alla Polla passiamo il Negro su piccol ponte di pietra, e dopo mezza ora di cammino, stringendosi sempre più la vallata, ci troviamo sull’alto della rupe, donde il Tanagro sboccando si precipita in bellissima cascata, le cui limpide onde alto spumeggiano frangendosi tra quegli erbosi macigni. A renderne più spettacoloso l’effetto, a destra di essa, diverse altre cascatelle scendono dal monte, una delle quali impegnasi ad animare un molino. Quel luogo è detto la Pertosa, e dà il nome all’osteria sulla strada, ed al villaggio del prossimo monte.”(“Viaggio in alcuni luoghi della Basilicata della Calabria Citeriore”, L. Petagna, G. Terrone. M. Tenore, 1827)

Gli scrittori autoctoni: Giuseppe Albirosa

La descrizione più poetica delle Grotte di Pertosa-Auletta è, però, quella di Giuseppe Albirosa di Polla, autore di un volumetto sul Vallo.

Fermati, o passaggiero, al maestoso aspetto della Grotta di San Michele”. Così sembra imponente al guardo de’ viandanti la scura facciata del concavo Tempio fra Pertosa e Polla. E’ esso veramente che offre le prime osservazioni pel Vallo di Diano. Circondato da pochi alberi di ramosi querci sulla riva del Tanagro si scovre una vasta Caverna a piedi del monte intagliata, che guarda imminente la Consolare Aquilia all’opposto di detto Fiume. Sì l’è degna di osservarsi. Bella più si scovre a primavera, quando fra l’ombre degli annosi rami il sole riflette sua luce animatrice delle acque che perennemente vi scorrono alle volte di quei muschiosi burroni. Allor più non vi alloggia la moltitudine di augelli della notte, che amica del silenzio e delle ombre vi accorre a trovar rifugio fra le fissure del concavo macigno. Allora in vece de’ funesti canti del barbuto gufo e dell’immonda civetta risuonano i dolci concerti del gorgheggiante usignolo e del melodico lucarino. […] Giunto poi all’entrata si osserva un ponticello alto non più che 9 palmi, per dove scendendo si entra nella maestosa spelonca. Qui si vede quasi un sol pezzo di concavo macigno che naturalmente ricovre a volta il piano pavimento della pietra istessa. A dritta dell’entrata, quasi al mezzo di essa resta un’ara innalzata al culto dell’Arcangelo Michele, che dà nome allo speco medesimo, ove si erge la statua di questo Santo, e pare che il venerando terrore di Religione più serva ad accrescere quello del luogo. Ed in questo punto si dice, che fosse rimasto fino allo scorso secolo un busto di Apollo nascosto fra macigni. A sinistra poi dell’entrata si scovre il volume delle acque, che àn sorgiva dall’ultima scura volta, ove l’antro si va restringendo, ed ivi l’onde abbandonano lo strepitoso mormorare, e trascorrendo con imponente silenzio annunziano la profondità del letto, che sempre più si va scavando.“(“L’Osservatore degli Alburni sulla Valle del Diano” Giuseppe Albi-Rosa, Napoli 1840)

Gli storici: Racioppi di Lagonegro

L’ultima descrizione è da parte di uno storico di Lagonegro, Giuseppe Racioppi, arrivato nel Vallo di Diano per studiare gli effetti del terremoto del 1857, che così descrive Pertosa e le Grotte.

Questa parte del Citerior Principato, che stringendosi a bacino vien detto del Vallo, si addossa all’altro di Marsico nella Basilicata, onde il divide la schiena degli Appennini, e il Calore interseca allagando per gittarsi nel Sele fin là presso a Polla, ove ei s’ immette in una buca, per due miglia si asconde, poi si sprigiona dal cavo di una rupe appo Pertosa, che ne ebbe il nome”. (“Sui tremuoti di Basilicata nel dicembre 1857”, in “L’Iride”, a.2, n.41. Napoli 1858, G. Racioppi)

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