Come usavano le grotte nella preistoria?
Le grotte sono state utilizzate dall’uomo fin dall’alba dei tempi: erano utilizzate come luoghi di culto, come riparo dal freddo e dal buio, come stalle ed anche come luoghi di sepoltura.
Le Grotte di Pertosa-Auletta hanno avuto una frequentazione umana intensa grazie all’imponente ingresso, tant’è che la cavità è stata da sempre nota alle popolazioni del luogo e ai viaggiatori di passaggio.
Fino alla fine dell’Ottocento l’interesse archeologico del sito era completamente sconosciuto a tutti: nel corso del 1898 l’antro ospitò due campagne di scavi, condotte la prima da Giovanni Patroni, Vice Ispettore del Museo Nazionale di Napoli, la seconda da Paolo Carucci, medico appassionato di archeologia. La cavità restituì numerosi manufatti in ceramica, pietra, osso e metallo, inquadrabili in un lungo arco di tempo, esteso dalla preistoria all’età greco-romana. La cosa che lasciò più esterrefatti i due studiosi furono i due livelli sovrapposti di strutture lignee, che furono interpretate come palafitte e costruite a ridosso del torrente sotterraneo.
In seguito all’innalzamento artificiale delle acque per la costruzione di una diga ogni ulteriore ricerca fu impossibile per centosei anni: grazie alla Fondazione MIdA e al contributo dell’azienda elettrica, solo nel 2004, e poi ancora nel 2009 e nel 2013, gli archeologi sono potuti ritornare sulla superficie dell’antico deposito antropico scoprendo ulteriori resti palafitticoli, ma anche numerosi altri reperti.
I risultati delle indagini moderne sono state illustrate in un convegno nazionale tenutosi a Pertosa nell’ottobre del 2016 e nella pubblicazione degli atti che ne sono risultati, ma tutto ciò è reso fruibile nel Museo Speleo Archeologico in piazza De Marco a Pertosa.
Nel Museo, attraverso strumenti multimediali, si vuole raccontare la vita quotidiana, la competenza, l’economia e l’ambiente nel corso del tempo: i resti studiati raccontano di una comunità umana molto organizzata ed attiva, dedita all’allevamento e alla pastorizia. Non trascurabile è l’utilizzo cultuale delle grotte: la cavità, ancora oggi sede di un culto dedicato all’Arcangelo Michele, ha restituito testimonianze di manifestazioni cultuali ancora più antiche dell’età cristiana, risalenti all’epoca greco-romana e, prim’ancora, protostorica.
Gli studi ed il museo stesso non hanno solo uno scopo accademico, ma vogliono essere strumento di conoscenza e consapevolezza della storia dell’uomo e nello specifico della vita nell’attuale territorio di riferimento delle Grotte.
Fondazione MIdA
Musei Integrati dell’Ambiente
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