
I resti faunistici tra vecchi recuperi e nuove acquisizioni
Abstract del saggio presente nel volume “Tra pietra e acqua. Archeologia delle Grotte di Pertosa-Auletta”
L’esame dei resti faunistici rinvenuti nelle Grotte di Pertosa, oggi note anche come Grotte di Pertosa-Auletta, rappresenta un tassello di fondamentale importanza per la comprensione della vita quotidiana delle comunità che nell’età del Bronzo si stanziarono al loro interno. In questo saggio vengono descritte le circostanze storiche che portarono, agli inizi del Novecento, alla stesura dei lavori di Ettore Regalia, che per primo analizzò e studiò le faune rinvenute nella cavità. I dati di presenza delle varie specie animali, secondo gli studi di Regalia prima e di Piero Leonardi poi, vengono rivisti e ampliati (in qualche caso smentiti), considerando al tempo stesso anche quelli della campagna di ricerche più recente, condotta nel 2013. Tali dati, ottenuti dal conteggio dei reperti ed espressi in base ai parametri del NISP (Number of Identified Specimens) e del MNI (Minimum Number of Individuals), sono analizzati e discussi fornendo una prima “stima” sulla presenza delle specie domestiche e selvatiche all’interno del sito, permettendo di capire se le genti che si insediarono all’interno della grotta erano orientate verso l’allevamento o la caccia. L’esame tafonomico dei resti ossei ha mirato invece a ricostruire l’ambiente di deposizione iniziale, e quindi la serie di eventi che gli stessi hanno subito prima di arrivare fino a noi. Infine, sono state esaminate le tracce di taglio riscontrare sulle ossa, dovute alla macellazione degli animali, evidenziando come questa pratica avvenisse e con quali strumenti fosse effettuata. Il quadro che deriva da questo studio, del tutto preliminare, è quella di un ambiente non molto dissimile da quello ricostruito da Patroni e Carucci, caratterizzato dalla presenza di una comunità umana molto attiva e organizzata, dedita principalmente all’allevamento e alla pastorizia, ma che non disdegnava, all’occorrenza, la caccia di specie selvatiche e che, al tempo stesso, era in possesso di una buona dimestichezza nell’uso di strumenti da taglio metallici impiegati per la macellazione degli animali.

GIUSEPPE CERESIA
Centro Regionale di Speleologia “Enzo dei Medici”, Commissione di Ricerca per l’Archeologia delle Grotte, Roseto Capo Spulico
Museo Geologico Paleontologico “Gaetano Giorgio Gemmellaro”, Palermo

GIOVANNI SURDI
Museo Geologico Paleontologico “Gaetano Giorgio Gemmellaro”, Palermo